Elezioni politiche 2018: le proposte della CNA

Le elezioni politiche del prossimo 4 marzo cadono in una fase trasformazione e profondo cambiamento che deve essere governata con politiche a misura delle micro e piccole imprese, che costituiscono il 99,4% dell’imprenditoria italiana, affinché l’Italia possa davvero consolidare ed irrobustire la ripresa economica in atto e guardare con fiducia al futuro.

Nei giorni scorsi, il presidente di CNA Valle d’Aosta, Salvatore Addario, ha incontrato insieme ad altri membri dell’ufficio di Presidenza i candidati valdostani che hanno chiesto un confronto con i rappresentanti del mondo artigiano per presentare loro le istanze della categoria.

Le nostre proposte a chi si candida a governare riguardano ambiti di intervento riconducibili a interessi di carattere generale, di quelle componenti economiche e sociali del Paese che rappresentano l’anima dei territori, della creatività e del saper fare che ci rendono unici al mondo”, spiega il presidente Addario.

Di seguito, i punti del documento preparato da CNA nazionale, nel quale sono contenute le riflessioni e le proposte della categoria.

Fisco
In Italia sulla piccola impresa grava una pressione fiscale complessiva pari al 61,2% del reddito prodotto. Il nostro sistema fiscale inoltre non riesce a contrastare efficacemente la concorrenza sleale attuata dagli evasori e non premia, come sarebbe giusto, la fedeltà fiscale della maggior parte degli imprenditori. Per questo è necessario:

  • ridurre la pressione fiscale garantendo, al contempo, maggiore equità nel prelievo tra i diversi redditi da lavoro (a partire dalla completa deducibilità dal reddito d’impresa dell’IMU pagata sugli immobili strumentali e dall’immediata applicazione dell’IRI) ;
  • invertire sensibilmente la tendenza di questi ultimi anni di trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli ed eliminare delle vere e proprie “ingiustizie fiscali”, in primis attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica, eliminando tutti gli obblighi attuali di comunicazione dei dati finalizzati ai controlli.

Burocrazia
22 miliardi di euro all’anno è il costo della burocrazia per le imprese. Una legislazione troppo complessa, incertezza nei tempi, costi eccessivi e i tanti adempimenti rappresentano enormi ostacoli per le imprese. È indispensabile semplificare puntando su:

  • qualità della legislazione come elemento centrale dell’azione normativa;
  • un’attenta analisi d’impatto dei provvedimenti che tenga conto soprattutto degli effetti sulle micro e piccole imprese;
  • riduzione dello stock normativo attraverso la predisposizione di codici e leggi di settore che siano facilmente accessibili e consultabili.

Innovazione
Sviluppo di competenze, collaborazioni con il mondo della ricerca e dell’università, incentivazioni fiscali devono poter essere accessibili ad ogni impresa a prescindere dalla sua dimensione, per questo servono misure semplici, di facile fruizione e che si dipanino in un quadro temporale sufficientemente duraturo. In tal senso occorre:

  • aumentare lo stanziamento delle risorse dedicate all’innovazione, a partire da quelle legate al Piano Impresa 4.0, dando priorità agli strumenti automatici di agevolazione in luogo di quelli di tipo valutativo;
  • sostenere e completare la costruzione del Network dei Digital Innovation Hub per realizzare un effettivo network di riferimento per l’assistenza alle imprese.

Credito
Dal 2011 ad oggi, il credito bancario alle imprese è diminuito del 20%. Si deve ricreare la convenienza delle banche a investire nelle piccole imprese, ripristinando le condizioni di fluidità nell’accesso al credito per l’economia reale. In particolare, è prioritario:

  • modificare quelle regole europee sulla vigilanza bancaria, illogiche nella loro indifferenza alla dimensione dei crediti concessi, che portano a privilegiare gli impieghi meno rischiosi e più garantiti;
  • concentrare l’applicazione del Fondo di garanzia pubblica sulle operazioni di minore importo, privilegiando la compartecipazione dei confidi;
  • valutare l’ipotesi di messa in campo di uno strumento pubblico atto a sostenere l’accesso al credito delle piccole imprese.

Mercati pubblici
La riforma del codice degli appalti non ha prodotto, al momento, gli effetti sperati, in termini di trasparenza e accessibilità per le imprese di minori dimensioni. L’attuale sistema di aggiudicazione è adatto soprattutto a chi ha la dimensione per superare soglie e requisiti di qualificazione molto alti. Occorrono interventi volti a garantire:

  • l’accesso delle micro e piccole imprese al mercato degli appalti pubblici aumentando la soglia di lavori per i quali è obbligatorio dimostrare la qualificazione SOA e indirizzando la discrezionalità delle stazioni appaltanti per dare reale attuazione alla suddivisione in lotti;
  • il rispetto della qualità degli operatori economici e valorizzare le imprese del territorio.

Lavoro, istruzione e formazione
Le riforme del lavoro degli ultimi anni hanno conferito un assetto migliore alle norme in materia di lavoro del nostro Paese. Oggi possiamo contare su una maggiore flessibilità sia in entrata che in uscita e su una riduzione strutturale del costo del lavoro per i primi tre anni di assunzione. L’introduzione del salario minimo legale nel sarebbe la risposta sbagliata al problema del lavoro nero e dell’odioso fenomeno del dumping contrattuale. Il salario è sempre definito dalla contrattazione collettiva nazionale. Piuttosto si dovrà:

  • permettere alle imprese di poter adattare i tempi e gli orari di lavoro all’evoluzione dei ritmi e delle tecniche e di dover modellare le mansioni contrattuali all’evoluzione delle competenze e dei ruoli;
  • far fronte alla mancanza di competenze adeguate, essenziali in un’economia in cui la conoscenza occupa un posto rilevante. Una particolare attenzione va rivolta alle tematiche dell’istruzione e della formazione, incentivando l’alternanza scuola/lavoro in tutte le sue forme ed investendo su ITS e lauree professionalizzanti, votate ad un reale inserimento nel mondo del lavoro.

Internazionalizzazione
Il contributo delle PMI italiane all’export è tutt’altro che trascurabile, le loro esportazioni rappresentano il 54,5% del totale. Le sole micro piccole imprese nei comparti più tradizionali del Made in Italy (la meccanica, l’arredo, il tessile e gli alimentari) realizzano oltre la metà dell’export. È necessario un sistema di promozione, disegnato a loro misura, per accompagnarle all’estero e consolidare il loro radicamento. In particolare, occorre:

  • proseguire con il programma del Roadshow per l’Italia al fine di creare un clima diffuso di attenzione e conoscenza delle opportunità;
  • concentrare i voucher per i Temporary Export Manager, sulle micro e piccole imprese;
  • indirizzare l’attività di promozione commerciale prioritariamente alle MPI, sviluppando strategie e strumenti per consentire loro di diventare parte di business communities di livello internazionale.

Ambiente ed energia
Gli ultimi anni in Italia le politiche dello sviluppo sostenibile hanno prodotto principalmente la proliferazione di interventi legislativi e regolatori volti ad intervenire più su aspetti burocratici che su una strategia definita. C’è bisogno di invertire questa tendenza. È prioritario:

  • definire obiettivi strategici e misure concrete, tra cui incentivi per orientare gli investimenti green, favorire l’eco-innovazione con strumenti accessibili alle PMI e l’implementazione della strategia del Green Public Procurement per sostenere la transizione del modello di sviluppo;
  • la riforma degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica verso un maggiore equilibrio che tenga davvero conto dei reali profili di consumo che caratterizzano ciascuna impresa e volta, quindi, a distribuire in maniera equa e bilanciata il peso degli oneri generali tra le diverse categorie di consumatori.

Riqualificazione energetica degli edifici
L’efficienza energetica, insieme alla diffusione delle fonti rinnovabili, rappresenta il principale strumento per affrontare le grandi sfide rappresentate dalla scarsità delle risorse energetiche e dalla necessità di limitare i cambiamenti climatici. All’edilizia civile sono associabili quasi il 40% dei consumi di energia e quindi grandi potenzialità di risparmio. Risulta quindi strategico:

  • rendere strutturale l’ecobonus nella misura della detrazione al 65% per le spese relative ad interventi di riqualificazione energetica degli edifici;
  • trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari in relazione a tutte le tipologie di spesa e per tutti i soggetti che sostengono le stesse.

Messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio
È fondamentale implementare il Piano nazionale di opere e interventi da realizzare per la riduzione del rischio idrogeologico, infrastrutture idriche e edilizia scolastica. Un piano che, correttamente, persegue la strada della prevenzione per superare la logica delle emergenze. Al riguardo, riteniamo indispensabile:

  • tradurre al più presto il Piano in progetti, in cantieri e dunque in lavoro e sviluppo economico e territoriale, ma soprattutto in reale prevenzione dei territori. Soltanto la messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico potrebbe interessare circa 20 milioni di edifici costruiti prima della la normativa antisismica;
  • introdurre nell’ordinamento il “fascicolo del fabbricato”, un documento che contenga i dati della struttura e degli impianti di un edificio, strumento più adatto per identificare le priorità e programmare gli interventi.

Aosta, 28 febbraio 2018

 

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