Dpcm Piattaforme, serve tutelare il modello organizzativo del settore taxi

Salvaguardare l’integrità del trasporto pubblico, rispettare la specificità costituzionalmente riconosciuta della forma cooperativa, valorizzare l’artigianato. Sono queste le parole d’ordine delle associazioni di rappresentanza dei tassisti della cooperazione e dell’artigianato.

Le ultime bozze dei Dpcm hanno introdotto cambiamenti inattesi che potrebbero minare l’integrità delle attività dei tassisti e delle cooperative a cui aderiscono: durante l’incontro del 7 marzo scorso il Governo ha proposto un testo che ha suscitato l’apprezzamento delle sigle di rappresentanza del settore.

L’ultima bozza, presentata nell’incontro del 3 aprile, prevede una serie di incongruenze che a nostro avviso non tengono conto delle specificità degli organismi economici che svolgono attività di trasporto in modalità aggregata, legittimati a operare conformemente alla normativa esistente, rispetto alle piattaforme tecnologiche di mera intermediazione che ancora non sono regolamentate nel nostro Paese”, spiega Alessandro Perrone, presidente dell’Unione di Mestiere FITA di CNA Valle d’Aosta.

Queste incongruenze generano un approccio parziale che svilisce i valori della cooperazione e i fondamenti del servizio pubblico di interesse generale.

Come CNA, chiediamo ai Ministeri competenti di rivedere e correggere questa impostazione – aggiunge Perrone – regolando l’attività di intermediazione delle piattaforme tecnologiche, come accade in altri settori, per evitare distorsioni di mercato e garantire equità nel settore del trasporto pubblico, assicurando nel contempo la tutela della distintività costituzionalmente riconosciuta della forma cooperativa e artigiana”.

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